Racconto, prima parte

Dicevano che fosse bellissima. Quando la incontrai per la prima volta, non ebbi il coraggio di guardarla negli occhi, quasi avessi paura che potesse capire tutto. Eppure... che sciocco! Non era necessario che i nostri sguardi si incrociassero per palesarle il mio stato. Fu la stretta di mano a rivelarle la mia natura. Il suono della pelle che friggeva al suo tocco fu più eloquente di quanto sarebbero stati i canini e le pupille di ghiaccio.
Più volte avevo raccomandato alle alte sfere di scegliere le agenti in base alle capacità da “strada”, piuttosto che solo per il bel visino.
Ci serve un'anima sporca, per Dio! - dicevo sempre - Ci serve una maledetta troia!”. Ci mandarono una fottuta santa.
Portai le sue impronte impresse sul dorso della mano per una settimana, non senza un pizzico di vergogna. Avevo sentito la sua fede mentre mi trovavo ancora nella mia torre e, ciononostante, ero così ansioso di conoscerla che non mi riuscii di prender coscienza della sua pericolosità. Ebbene... mentre la mia mano sfrigolava nella sua, il dolore spinse una lacrima cremisi lungo il mio volto. Scorsi velocemente una lista di pii da calendario cattolico e li inondai delle peggiori espressioni. Feci per sacramentare... non seppi dire nient'altro che: “E' veramente un immenso piacere conoscervi!”. “Mr. Sanchez, suppongo. Vi prego di non imprecare, non vi si addice” disse.
Dicevano che fosse bellissima: lo era sul serio. E non solo.


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